I rifugi sono fatti di persone, non si contano le stelle come negli alberghi, semplicità, amicizia, accoglienza sono pilastri ben radicati, le malghe sono quei luoghi dove la porta è sempre aperta, e l’accoglienza è ancora più grande, malga Davanti del Novegno, ha una nuova vita, sta a noi montanari farla rivivere nel tempo. Luciano
Il Progetto
Contribuisci anche tu a far rivivere malga Davanti!
VIVI DAVANTI è il nome del nostro progetto, l’obiettivo è riportare in vita un edificio montano fatto di pietre, storia e fatica, un luogo dimenticato, ma forse proprio per questo ancora puro e pregno di energie.
Stiamo parlando di malga Davanti, una malga situata sulla sommità del monte Novegno in territorio del comune di Schio (VI). Davanti è un manufatto in disuso da molti anni che, dai suoi 1560mt si staglia sulla pianura fino a scorgere, nelle giornate più limpide, la laguna di Venezia. La sua fantastica posizione domina la val Leogra e si affaccia poi la sera sul travolgente e romantico tramonto delle Piccole Dolomiti; è un momento magico quello, un attimo che parla di meraviglia e di emozione.
Il nostro desiderio è di dare nuova vita a questo luogo straordinario. Sogniamo di creare un ambiente che possa trasmettere alle persone tutte le emozioni che noi stessi viviamo quando siamo lì, sogniamo che diventi il rifugio delle esperienze da condividere, in cui promuovere le ricchezze del nostro territorio, l’arte e la cultura all’innovazione sostenibile, un luogo in cui gustare i prodotti gastronomici locali raccontandone la filiera produttiva, sociale ed etica.
La struttura, abbandonata da molti anni, necessita oggi di profonde migliorie per poter accogliere adeguatamente chi vorrà vivere questo spazio condividendo con noi le idee, il percorso e gli obiettivi; per questo viene lanciata una campagna di crowdfunding che servirà a coprire parte delle spese di startup (materiale edile, attrezzature per la cucina, interventi di mantenimento e miglioramento strutturale). Vorremmo anche dare un “cuore caldo” al nostro ambiente, un punto centrale dove poter raccontare storie davanti ad un caffè o ad una bottiglia di vino, forte e sincero come vuole essere questo progetto, come lo è chi deciderà di lasciare il proprio segno, il proprio aiuto; sarà un camino o una stube, ancora non lo sappiamo, ma siamo sicuri che nelle uggiose giornate autunnali saprà riscaldare non solo il corpo dei nostri amici, ma certamente anche la loro anima.
I nostri primi passi
Dopo oltre un anno di valutazioni, progettazioni, coinvolgimento di possibili partner pubblici e privati abbiamo deciso di sviluppare questo progetto costituendo una Società Benefit. Questa particolare forma societaria rappresenta un’evoluzione del concetto stesso di azienda integrando nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera.
Le nostre azioni, presenti e future, sono e saranno volte a sostenere quei produttori locali che promuovono un’economia più giusta e sostenibile, più etica e responsabile, che rispetta le persone e tutela l’ambiente. I prodotti venduti, somministrati ed esposti in malga Davanti provengono da imprese che hanno un impatto positivo sia sociale che ambientale. E’ nostra intenzione promuovere eventi e attività che hanno l’obiettivo di creare spunti per diffondere una cultura di rispetto per il territorio, ambiente, di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani ed è nostra missione quella di ricercare la collaborazione con organizzazioni no profit il cui scopo sia la diffusione e la promozione attiva di una sensibilità etica ed estetica in materia ambientale per incentivare comportamenti virtuosi di attenzione all’equilibrio della natura in cui viviamo.
Oltre alla definizione delle linee guida del nostro progetto i primi mesi di DAVANTI sono stati dedicati alla fatica fisica ed al sudore. Grazie al sostegno di amici e dell’ Ass. Allevatori Vicenza, abbiamo iniziato l’opera di sistemazione per cercare di rendere fruibile la malga. Sono stati ripuliti gli ambienti, demolendo le parti ammalorate, raschiando i muri, igienizzando e sistemando le pareti. Sono stati ripristinati gli impianti elettrici, rese funzionali le cisterne di raccolta dell’acqua e le tubature; sono stati creati due ambienti consoni all’assemblaggio e la rigenerazione dei cibi, arredandole con mobilio e strumentazione professionale. Il filo spinato che delimitava la parte esterna è stato tolto per lasciare spazio all’abbraccio di una staccionata in legno. Le persone che hanno avuto modo in questi mesi di salire in montagna e visitare la malga, si sono trovati a vivere un luogo in continua evoluzione, un rinnovamento forte e radicale che continuerà ancora per molto, ma è questo il nostro piacere, costruirlo passo passo e farlo assieme a voi.
Comunicato stampa CAI del Veneto , anche se le regole di chi sale in montagna sono sempre chiare , ma con l’avvento di nuovi pseudomontanari che pensano di andare in montagna come andare al mare in qualsiasi stagione , RIPETIAMO LE REGOLE PER L’ENNESIMA VOLTA , con l’intento di non mettere in pericolo le nostre vite , ma soprattutto quelle dei SOCCORRITORI , SUEM E SOCCORSO ALPINI
Il sentiero Alberto Bonacossa è un percorso attrezzato ed è obbligatorio l’uso dell’imbrago e caschetto , anche se i suoi passaggi possono sembrare molto facili e con difficoltà tecniche molto blande , consiglio perlomeno averlo a seguito .
Tempo di percorrenza dell’anello : 8h00
Dislivello totale : 1210 m
Quota massima raggiunta : 2478 m
Sentieri usati : 120A – 117 – 101 – 119 – 115
Come raggiungere
Dopo aver raggiunto il lago di Misurina sia che si salga da Auronzo di Cadore che da Cortina D’Ampezzo , ci si porta verso l’Hospice , e si lascia l’auto dove parte la seggiovia che sale sul col de Varda .
Descrizione
Raggiunto il posteggio della seggiovia che sale sul Col de Varda , il sentiero 120A per la carrareccia fino a raggiungere un primo bivio che porta al rifugio Citta di Carpi , si tiene la sinistra fino a raggiungere il Rifugio Col De Varda 2106 m dove partono anche le piste da sci , e da cui si potrà ammirare uno spettacolo sul lago incredibile , poco dietro il rifugio parte il sentiero 117 Alberto Bonacossa , si sale in un piccolo tratto boschivo per poi entrare in quel lungo ghiaione che attraverso la Grave de Misurina ti porta nella Forcella De Misurina , una stretta fessura dove l’importante è avere pratica sui terreni impegnativi , l’imbrago per i poco pratici può essere utile , si raggiunge cosi la forcella 2375 m , si ridiscende su terreno detritico , abbastanza impegnativo per principianti alle prime armi , fino a raggiungere un primo bivio che attraverso il 118 ti porterà a rientrare nel caso di difficoltà , il ciadin della Neve 2175 m , si prosegue verso la parte più ripida del percorso , quella che sale alla Forcella del Diavolo , mentre sullo sfondo si potrà ammirare la fantastica Croda Rossa D’Ampezzo , la severa salita rompe un pò il fiato nonostante il suo zig zag faciliti la cosa , raggiunta la forcella del Diavolo 2478 m. e sulla sinistra la Torre del Diavolo , lo spettacolo che si presenta con il bel tempo , non è descrivibile a parole , si inizierà a vedere sullo sfondo le Tre cime , si inizierà nuovamente a scendere un pò di quota attraverso un terreno ancora ghiaioso detritico passando a destra della Cima D’Antorno , per poi attraversare il Ciadin dei Toci e raggiungendo il Passo dei Toci , si risale poi alcune centinaia di metri al Rifugio Fonda Savio 2367 m , dove una fetta di strudel rallegrerà la giornata , da qui per chi fosse stanco e volesse fare il giro in 2 tappe si potrebbe dormire oppure ridiscendere attraverso il 115 , rientrando cosi sul Lago di Misurina , proseguiamo poi attraverso il 117 scendendo sul ghiaione sotto il Rifugio nel versante di Auronzo ,raggiungeremo la Forcella Rin bianco situata a quota 2176 m , dove attraverso una leggera risalita , in parte attrezzata riprenderemo un pò di quota , anche da qui per chi decidesse di rientrare lo potrebbe fare attraverso il 119 che porta direttamente sul casello di pedaggio per le Tre Cime, invece passando sulla base a mezza costa della Cima Ciadin de Rin Bianco e Cima Ciadin de le Bisse , si prosegue in cresta a quota 2343 m sopra la Val Ciampedele , si transita sulla sinistra della cresta , passando sul Ciadin de Longères , per poi raggiungere la forcella Longères ed attraverso un tratto pianeggiante si raggiungerà il rifugio Auronzo 2320 m , da qui attraverso il sentiero 101 si potrà ridiscendere dapprima sul Casello di Pedaggio , e poi attraverso un sentiero non numerato ma intuitivo si raggiungerà dapprima il lago D’Antorno e poi transitando a fianco del sentiero 115 Fonda Savio , rientrare attraverso il Campeggio La Baita , fino al Lago di Misurina dove una pedonabile che raggira il lago ci porterà al punto di Partenza della seggiovia col de Varda .
Questa è la data di Zugliano stasera , ma ne avranno altre credo , basta seguire la loro pagina di facebook , e seguire questa loro grande passione Federica e Loris
Dopo aver raggiunto il centro di Zoldo , si lascia l’auto e si prosegue verso la sinistra della valle , prendendo il 531 dalla Località Baron . Se non si trova posto in centro a poche centinaia di metri c’è il Palazzetto con un ampio posteggio. Oppure lasciare l’auto presso il Campeggio Le Bocolè situato prima della galleria che porta poi a Forno di Zoldo , vicino al locale L’Insonnia .
Descrizione
Percorso non tanto tecnico , ma che richiede un impegno fisico che non è certo uno scherzo , alcuni tratti sono molto ripidi ed altri esposti , ma ciò che si porta a casa da questo itinerario che fa parte dell’anello Zoldano è veramente qualcosa di incredibile ed unico , come del resto sono le emozioni che regala la val Zoldana , il sentiero 531 porta fino al rifugio Sommariva Prampèret 1857 m , ma noi devieremo imboccando poi il 532 , si sale dapprima in un boschetto molto bello mentre a nord si osserva la fantastica Val Zoldana e il torrente Maè , mentre superando una piccola cascatina la salita si fà più severa e ripida , in pochi minuti si salgono 100 metri di dislivello raggiungendo un primo bivio Ru della Doà 910 m , e la variante che arriva dalla Località Baron , raggiungendo una panchina in una parte abbastanza esposta e sotto la visione del Caregon ovvero del Monte Pelmo , lo scenario e mozzafiato si supererà una passerella in legno e si rientra poi in un tratto boschivo fino alla Casera Col Marsanch 1290 m, si prosegue a salire circa altri 20 minuti fino a raggiungere il bivio con il 532 , che una volta raggiunto avremo più chiara la notevole distanza che ci vuole per raggiungere sia una che l’altra meta , sul 531 ci vogliono 4h30 per arrivare al Rifugio Sommariva Pramperèt 1857 m, e ancora ben 3h30 per il Rifugio Angelini attraverso il 532 , imbocchiamo il nostro sentiero , sale un pò tranquillo per qualche tratto , ma appena usciti dal boschetto ci farà vedere la forcella che dovremmo raggiungere su uno stretto vallone che porterà a breve a quota 1870 circa , per poi affrontare un tratto pianeggiante tra i mughi e portarci in una posizione in cui la vista dei ghiaioni che scendono al fondovalle è quasi impressionante (completato il giro potremmo vedere dal fondo dove siamo passati ) ,passeremo sotto la Forcella di Col Pelos , fino a raggiungere la quota 1900 , dove incroceremo il bivio per la via 533 che attraversa lo Spiz di mezzo , lo Spiz Nord , lo Spiz Nord Ovest e lo Spiz Nord Est , rientrando poi nel 532 , ma il nostro percorso ricomincia a salire tutto sassoso e passa per il belvedere di Mezzodì a quota 1964 m , ancora pochi metri un parte attrezzati anche se non difficoltosi , ma in ogni caso evitabili passando per un altra variante del Belvedere che porterà sempre Sora l’sass de Mezzodì , mentre il tratto attrezzato passerà prima sul Giaron dantre Spiz 1800 m , scenderemo poi in circa 20 minuti raggiungendo così il Fantastico Rifugio Sora l’Sass a 1588 m , un luogo fiabesco ed incredibile .
Ritorno
Il ritorno può essere fatto sia dal sentiero 534 che scende direttamente a Forni di Zoldo in località Baron , oppure per chi ha più tempo e le gambe lo permettono sempre dal 534 però imboccando il sentiero che sale verso il tratto attrezzato che porterà al Pian De La Fopa a 1100 m e discenderemo poi nella valle Prampèrt fino a Forno di Zoldo.
Dopo aver raggiunto il centro di Forno di Zoldo , si lascia l’auto e si prosegue verso la sinistra della valle. Se non si trova posto in centro a poche centinaia di metri c’è il Palazzetto con un ampio posteggio.
Descrizione
Questo percorso non presenta difficoltà tecniche , se non nella parte attrezzata che scende dal Rifugio Angelini Sora l’Sass e per la sua lunghezza , dal centro del paese sulla sinistra verso località Baron , si imbocca il 534 per il Rifugio Sora l’Sass , molto bello che sale su un bosco quasi incantato e poco ripido , si raggiunge poi il tratto prativo di Casera de Mezzodì 1349 m , si rientra nel bosco e si sale fino a raggiungere un tratto più ripido e entrare su quel pianoro dove alla fine del boschetto si incontrerà il Rifugio Angelini Sora l’Sass 1588 m , poi proseguendo per il 534 si passa sotto le creste dello Spiz Nord-Ovest e lo Spiz Nord-Est , ed entrare nella parte più difficile del nostro percorso una discesa su un canale fluviale stretto di alcune centinaia di metri , con corda in acciaio , anche se rimane un sentiero che scende a zig zag , qui bisogna prestare molta attenzione , si scende così nel vallone della Val Prampèrt , sul Pian della Fopa, a circa 1100 m .
Ritorno
Dal pian de la Fopa si ridiscenderà attraverso la strada sterrata della val Prampèrt che ci riporterà al punto di partenza . Oppure volendo si può rientrare dallo stesso sentiero , senza così percorrere il tratto attrezzato che scende dal Rifugio Angelini 1588 m, al pian de la Fopa 11oo m . Volendo dopo essere arrivati alla Casera di Mezodì 1349 m , si potrebbe anche seguire il 525 che porta nella rotabile della Val Prampèrt scendendo poi fino a Forno di Zoldo .
Itinerario :Forno di zoldo-Rifugio Sora l’Sass-Rifugio Pramperet-Passo Duran
Tipo di terreno : sentiero e mulattiera, sterrato circa 34 Km
Tempo di percorrenza del sentiero : 11h00
Sentieri usati : 534 – 523 – 543 – 536 – 524
Dislivello totale : 2004 m
Quota massima raggiunta : 1996 m
Come raggiungere
Dopo aver raggiunto il centro di Zoldo , si lascia l’auto e si prosegue verso la sinistra della valle. Se non si trova posto in centro a poche centinaia di metri c’è il Palazzetto con un ampio posteggio.
Descrizione
Questo percorso non presenta difficoltà tecniche , se non nella parte attrezzata che scende dal Rifugio Angelini Sora l’Sass e per la sua lunghezza , dal centro del paese sulla sinistra verso località Baron , si imbocca il 534 per il Rifugio Sora l’Sass , molto bello che sale su un bosco quasi incantato e poco ripido , si raggiunge poi il tratto prativo di Casera de Mezzodì 1349 m , si rientra nel bosco e si sale fino a raggiungere un tratto più ripido e entrare su quel pianoro dove alla fine del boschetto si incontrerà il Rifugio Angelini Sora l’Sass 1588 m , poi proseguendo per il 534 si passa sotto le creste dello Spiz Nord-Ovest e lo Spiz Nord-Est , ed entrare nella parte più difficile del nostro percorso una discesa su un canale fluviale stretto di alcune centinaia di metri , con corda in acciaio , anche se rimane un sentiero che scende a zig zag , qui bisogna prestare molta attenzione , si scende così nel vallone della Val Prampèrt , sul Pian della Fopa, a circa 1100 m , si attraversa il torrente e lo si risale attraverso il segnavia 523 fino a raggiungere la Malga Prampèrt 1540 m passando per dei pascoli molto belli e con alcune sculture in legno del Pian dei Palui , superata la malga e tenendosi sul sentiero 523 si raggiunge il Pian della Vedova e poi il Rifugio Sommariva Pramperèt 1857 m sotto la cima del Monte Pramper , da li si proseguirà con il sentiero 543 che sale dapprima a Forcella del Moschesin 1940 m , dove è presente una piccola caserma del periodo 1915-18 per poi proseguire sotto il gruppo del Tamer passando per malga Moschesin e poi salire attraverso i ghiaioni fino a Forcella Dagarei 1620 m , e scendere fino alla strada che porterà al Rifugio Tomè e al San Sebastiano del Passo Duran , da li si prenderà il 536 fino a raggiungere il bivio con il Bivacco Angelini , poco sotto la forcella de la Càure si scenderà per la Val Barance fino a raggiungere il laghetto Al Vach poi si imboccherà il 524 fino a Casera del Pian entrando così su una stradina sterrata , passando la Val De la Malisia e poi il Campeggio dei Padri Giuseppini di Montecchio Maggiore, raggiungerà poi a breve la località Pralongo , e scendendo un pò più in basso Forno di Zoldo .
Se ami la montagna … difendila, dall’uomo , io sto con la montagna , fatelo anche VOI
Il Club Alpino Italiano , attraverso il Gruppo Regionale Veneto , e la Commissione Interregionale Tutela Ambiente Montano Veneto Friuli Venezia Giulia aderisce alla manifestazione :“PISTA DA BOB -ULTIMA CHIAMATA” di Domenica 24 settembre 2023 ore 10.30 Piazza Dibona a Cortina D’Ampezzo
Qual è il problema ambientale Fin da subito, ben prima che si arrivasse alla situazione attuale, diverse associazioni del territorio avevano sollevato dei dubbi sulla bontà del progetto, chiedendosi se effettivamente avesse senso iniziare una ristrutturazione così complessa, soprattutto per una questione di impatto ambientale.
Secondo i dati del Club alpino italiano (Cai), la deforestazione colpirebbe oltre 25mila metri quadri di vegetazione e sarebbe necessario prelevare oltre tremila metri cubi di acqua dalle riserve comunali per la formazione del ghiaccio in un contesto già sofferente dal punto di vista idrico e dove ogni anno cade sempre meno neve. A tutto ciò bisogna sommare le emissioni inquinanti e l’impiego di sostanze chimiche necessarie ai lavori e alle opere di refrigerazione della pista.
I cittadini di Cortina sembrano essere consapevoli di queste problematiche, come dimostra un sondaggio dell’agosto 2021 fatto dal Comitato civico Cortina: il 60 per cento degli abitanti è convito che l’impatto ambientale sia troppo elevato. Non solo per proteggere la montagna e i boschi, ma anche perché questo genere di opera sarebbe totalmente fine a sé stessa, come dimostra il precedente abbandono della stessa pista di Cortina, ma anche di quella più recente in Piemonte. Inoltre, il numero di persone che in Italia praticano queste discipline sono sempre meno: non se ne contano 50. Troppo poche per immaginare una vita dell’impianto oltre i Giochi.
Riflessioni
Ce ne sarebbero di cose da dire , di commenti da fare , Cortina non ha posteggi nemmeno per l’alta stagione , sono messi così da anni , le Tofane , il Sorapis , l’Antelao , il Cristallo , non hanno bisogno di piste da Bob , hanno bisogno di tutela di rispetto , io salgo a Cortina da montanaro , la frequento da una vita da quando a 19 anni ho dormito con la Compagnia Genio Guastatori a Fiammes … amo la montagna quella che fa emozionare , e cerco nel mio piccolo di salvaguardarla e proteggerla . Certo gli Ampezzani si sanno difendere , ma hanno bisogno ora più che mai di chi ama la montagna senza se e ma , ed ha fatto di quella montagna la palestra della propria vita . Luciano Cailotto
La fragilità della Montagna
17 settembre 2023 Frana a San Vito di cadore
31 agosto 2023 Frana a Passo Tre croci Cortina D’ampezzo
9 ottobre 2021 Frana a Chiapuzza , San Vito di Cadore
29 luglio 2016 Frana dal Pelmo San Vito di Cadore
5 agosto 2015 Frana a San Vito di Cadore travolge le auto: 3 morti
8 novembre 2012 Frana sopra Chiapuzza San Vito di Cadore
31 agosto 2011 Frana sul Pelmo Sotto due tecnici del Soccorso Alpino
Si sale a Forno di Zoldo , raggiunto il bivio che porta a passo Cibiana si può lasciare l’auto , oppure sul posteggio davanti il palazzetto di Hockey , appena imboccata la strada si nota sulla destra il segnavia del sentiero.
Descrizione
Il sentiero 491 , parte a quota 820 m su un boschetto a ridosso delle abitazioni , per poi salire in un primo tratto di faggetta , mentre gradualmente inizia ad inerpicarsi un pò più velocemente verso la Val della Casera, poco usato , infatti nella parte iniziale presenta il tratto prativo con erba abbastanza alta , si sale a mezza costa anche se risulta ancora ampio e abbastanza piano , la visuale verso Zoldo alto ed il Civetta , ed il Pelmo lo rende fantastico , si prosegue con panorami meravigliosi quando il bosco regala spazi liberi in cui ammirare il tutto , il sentiero si stringe e prosegue in un crinale dove destra in lontananza si vede la strada , si restringe ancora camminando quasi su un crinale strapiombante anche se ricco di piante , si raggiunge il Col a Vèent mentre si può ammirare in lontananza e dall’altra parte della valle in località le Boccole , l’Insonnia , locale tipico della Zona , si prosegue con alcuni tratti un pò più esposti ma dove il panorama merita di essere ammirato , si transita inoltre in una fontana di acqua incredibilmente fresca e dissetante , il sentiero qui ha ripreso quota e la sua larghezza in questi pianori dove il sottobosco sembra incantato si passa per il Parer dal’agre ed in località Fagarè a circa 1045 m , si raggiunge cosi a breve la Casera del Mugiòn , dove incroceremo il bivio del sentiero 490 che sale da Pontesei . Il sentiero ricominci di nuovo a salire anche se non in maniera ripida ed esposta , anzi regala un meraviglioso sottobosco , anche alcuni passaggi molto belli , per poi iniziare un pò più pendente dopo il passaggio in un canalino fluviale , raggiungendo poi un bellissimo ponticello in tronco , che attraversa un torrente si sale ancora , ma si inizia a sentire il profumo di qualcosa di buono che nella sua semplicità viene cucinato nel rifugio Casera di Bosconero 1457 m, proprio sotto al Sasso di Bosconero , un luogo unico in cui ristorarci , mente e fisico . Un luogo che merita l’appellativo “Rifugio”. Dopo una sosta ad ammirare un panorama mozzafiato sia davanti al rifugio che nella maestosa parete del Sasso di Bosconero situato alle spalle del rifugio , torniamo indietro per un centinaio di metri e raggiungiamo un bivio , dove prenderemo il 485 per Casera de Zot , il sentiero sarà da prima un pò pendente , poi entrerà di nuovo nel bosco verso la Casera dove affiancheremo la stessa scendendo attraverso la valle per raggiungere la bellissima cascata , dove un bagno ai piedi sarà di ristoro , proseguiremo poi attraverso il sentiero , che con alcuni saliscendi ci porterà a laghetto delle streghe , un piccolo laghetto in un posto quasi magico e fantastico , proseguiamo per il sentiero fino a raggiungere Casera del Mugon e rientrare nel 491 che ci riporterà a Forno di Zoldo ripercorrendo a ritroso il cammino del mattino.
Si sale a Cortina D’Ampezzo e si prosegue verso Dobbiaco , raggiungendo così la località Carbonin , al bivio nel villaggio Croda Rossa prendiamo la strada per il lago di Misurina, poco dopo aver imboccato la strada sulla destra troveremo un ampio posteggio in cui lasceremo l’auto . Si può raggiungere questo luogo sia anche da Auronzo di Cadore passando per il lago di Misurina , oppure da Dobbiaco .
Descrizione
Il sentiero parte poco lontano dal villaggio Croda rossa , salendo verso Cortina D’Ampezzo , si imbocca il sentiero 37 che fa parte anche dell’altavia n°3 , che costeggia ed usa una strada che porta al Rifugio Vallandro ed al Forte omonimo ,la salita non presenta difficoltà ed è praticabile da tutti , molto bello il sottobosco ed il panorama incredibile sia sul versante della Croda Rossa D’ampezzo che sul gruppo del Cristallo nel versante Trentino , parte del percorso è sulla carrabile e parte in sentieri che accorciano la distanza , senza grosse pendenze si raggiunge il rifugio Vallandro 2040 m , raggiunto il rifugio ed ammirato lo splendido scenario che si apre sia sulla prateria di Prato Piazza e la grandezza immensa della Croda Rossa e la vastità del Gruppo del Cristallo , sulla Cresta Bianca , sul Circo del Cristallo , lo spigolo della Cresta di Costabella conosciuta anche con il nome Schönleitenschneide , ed la Val Prà de Vecia che nel periodo bellico 1915-18 sono stati teatro di sanguinosi combattimenti , dal fianco del rifugio si sale su un sentierino in costa che permette panorami nella valle di grande bellezza con alcune postazioni di osservazione verso quello che fu l’antico confine austroungarico , qui la salita è un pò più impegnativa , ma abbastanza corta fino ad entrare il un ampio prato adibito al pascolo , diviso dal sentiero che sale fino al monte Specie 2307 m , la distesa prativa non la si può nemmeno descrivere , la bellezza di questi territorio la rende incredibilmente fantastica , raggiunta la cima la visione sulle Tre cime di Lavaredo , il Monte Piano e Piana con il sentiero dei pionieri che sale dal Lago di Landro , l’immensità della Croda Rossa , in questo panorama che spazia Gruppo del Cristallo fino alle Tofane , mentre sul basso le praterie di Prato Piazza completano un’incredibile panorama , si scende prendendo il 40A, verso la Malga di Prato Piazza dove è possibile anche mangiare qualcosa , proseguiamo con il 40A poi verso l’hotel Croda Rossa e Prato Piazza , da lì prenderemo il sentiero 18 che scende verso località Carbonin , passando ai piedi della Croda Rossa e imboccando la Val dei Chenòpe , che non presenta difficoltà tecniche , se non in un piccolo tratto più ripido , molto bella ed appagante con una piccola cascatina , si scende abbastanza velocemente e si arriva alla casa Cantoniera dismessa per poi entrare nel canale fluviale attraversandolo per salire sulla ciclabile che ha sostituito l’antica ferrovia che portava a Dobbiaco, percorrendo circa 3km si raggiunge il punto di partenza , esiste un altro punto di salita per il sentiero 34 che sale dal Lago di Landro ma risulta molto più lontano dal punto di vista del rientro , anche se di poco , sale da Val Chiara dove la zona presenta anche numerosi postazioni e baraccamenti del periodo bellico.
Cenni storici
Alla vigilia dell’apertura delle ostilità il generale Nava, comandante della 4° armata, dando ai comandi di due corpi d’armata da lui indipendenti le direttive d’azione per i primi atti di offesa, indicava come primi obiettivi da raggiungere sul fronte del cadore ; uno la presa di possesso dell’intero massiccio del Monte piana ; due le ha prese in possesso della conca di Cortina d’Ampezzo entrambi questi obiettivi erano nella zona del primo corpo d’armata al comando del generale Ragni . Il comando del corpo d’armata rispose di non ritenere possibile l’occupazione dei due obiettivi. Riguardo al monte Piana e il suo infatti prevedeva che non sarebbe stato possibile sistemarsi stabilmente perché efficacemente battibile delle artiglierie austriache, soprattutto da quelle del codice Specie e del Monte Rudo, confidava, tuttavia che neppure l’avverario avrebbe avuto la possibilità di stabilirsi qualora le artiglierie italiane da campagna e da montagna, sostenute da adeguati contingenti di fanteria avessero avuto il tempo di appostarsi lungo il fronte col Sant’Angelo Misurina malga di rimbianco forcella Longeres, così da portar controbattere efficacemente il tavolato superiore del Monte. Riguardo la conca di Cortina D’Ampezzo, il comando del corpo d’armata prevedeva gravi difficoltà per occuparla, mentre rilevava il valore inestimabile di tale occupazione . In realtà molte furono le incertezze che accompagnarono queste prime operazioni di guerra del Cadore scrive in generale Faldella. Orientato ad applicare procedimenti ossidionali per superare le fortificazioni nemiche il generale Nava non vide in quei primi giorni di guerra l’utilità di azioni condotte rapidamente e di sorpresa, che potevano conseguire successi, facilitando l’ulteriore sviluppo delle operazioni. Nelle direttive che emanò il 7 Aprile, il generale Nava vietò di prendere iniziative e si riserbo ogni decisione circa l’opportunità: di prevenire nemico su alcuni punti di capitale importanza per le successive operazioni il generale Cadorna intervenne, sebbene in ritardo, per evitare che la quattro armata rimanesse del tutto inoperosa, in attesa del parco d’assedio , e il 22 maggio fece spedire, a quella sola Armata, il telegramma numero 215 contenente l’ordine di imprimere alle operazioni ” spiccato vigore cercando di impadronirsi al più presto possibile posizioni nemiche oltre il confine, necessaria ulteriore sviluppo operazioni ” il generale Nava diciamo allora, alle 13:30 del 23 maggio un ordine stupefacente premesso che il nemico avrebbe potuto disporre di grandi forza, avvertì che nelle operazioni tendenti a sorprendere l’avversario occorreva essere “avveduti e cauti “. Secondo lui, l’occupazione della conca di Cortina avrebbe potuto: “trarre un mal esito delle operazioni “. I comandanti di corpo d’armata dovevano meditare su tale considerazione, far conoscere il loro parere e proporre, a ragion veduta, gli atti di prima offesa che, al loro giudizio si possono meglio compiere senza incorrere sui più gravi rischi punto il comandi di corpo d’armata ricevettero questo ordine 8 ore prima dell’inizio delle ostilità quando già le truppe avrebbero dovuto essere pronte a trapassare le frontiere . I comandanti, invece di spingere ad agire di sorpresa, dovevano meditare e proporre punto i risultati corrispondono alle premesse e furono deplorevoli.
Un giudizio altrettanto severo sarò dell’operato dei generale Nava nei primi giorni di guerra e formulato dal generale Fadini:
Il generale Nava comandante della quarta armata italiana destinata ad irrompere in Val Pusteria, non si muoveva e soprattutto non sapeva che pesci pigliare nel giro di poche settimane sarà tra i primi è senz’altro il più illustre tra i silurati di Cadorna ma intanto “è lentissimo e titubante e nonostante le energie fisiche esortazioni del comando supremo dimostra scarso spirito offensivo il suo vecchio timore dei responsabilità” .
A proposito del telegramma del 22 maggio di Pieri commenta :
Sembra che il Cadorna intendesse l’occupazione mediante colpi di mano, degli elementi avanzati degli sbarramenti nemici come il Col di Lana e Sasso di Stria , ed il Son Pauses . Ma simili colpi di mano non erano affatto “in conformità delle direttive dell’aprile 1915” che anziché gli sconsigliavano . Ne il Nava, nei due comandanti di corpo d’armata ritennero possibili .Comunque nè il Cadorna ne i suoi sottoposti pensavano che si potesse, all’apertura delle ostilità girare per alto gli sbarramenti e penetrare in tal guisa profonda nel territorio nemico. Inazione italiana meraviglio anche l’avversario infatti generale Krafft Von Dellmensingen comandante dell’AlpenKorps tedesco annota sul suo diario “apprendo che il nemico non ha intrapreso finora nessun ,nulla di serio. Si vede che non sa cogliere il suo vantaggio”. Il 27 maggio il comando supremo, constatato “che il nemico non è in grado o almeno non intende di contrastare seriamente la nostra avanzata” diramo l’ordine di guadagnare con un primo balzo il maggior terreno possibile:
Conviene qui e approfondire di questo stato di cose …occupando subito quelle posizioni oltre il confine, la cui conquista , quando il nemico avesse il tempo di portarvi adeguate forze , costerebbe a noi grossi sacrifici… Aspettando per operare con decisero offensiva , che tutti i mesi per vivere e combattere siano perfettamente organizzati, noi rischieremmo di dover ben presto consumare quei mezzi per conquistare obiettivi ,che oggi potremmo raggiungere senza colpo ferire.
Quest’ordine determinò l’avanzata delle truppe a passo Tre Croci e sulla Val Boite al’altezza di Zuel conquistando anche la conca di Cortina , interessante ricordare che tali occupazioni furono precedute da un’audace esplorazione del Sottotenente Matter 55°Fanteria ,questo partito da Misurina il 26 maggio verso il Passo Tre Croci, abbatte il cippo di confine e raggiunge il passo , lo trova sgombro e quindi ritorna a Misurina con un lungo canocchiale sequestrato sul piazzale antistante all’albergo.
Il giorno seguente 27 maggio mentre il resto della compagnia occupa i Tre Croci e SonForca scende a Cortina con una pattuglia e trova sgombrata dagli austriaci c’è già il 20 maggio avevano ritirato tutte le autorità militari e si limitavano a inviare, di notte, qualche pattuglia da Fiames e da Son Pauses. Va a cercare le autorità del paese e invita il capo del Comune e Decano ad accompagnarlo a Tre Croci . Qui li presenta il maggiore Bosi, il futuro magnifico eroe del piana comandante del battaglione, il quale in breve colloquio dà assicurazione che, qualora non vengano fatte rappresaglie contro le truppe occupanti, sarà rispettato ogni persona e ogni cosa ed invita a rientrare a Cortina. Nel pomeriggio del giorno successivo e durante tutto il 29 maggio il grosso delle truppe italiane occupa tutte le conca Ampezzana risalendo lentamente da Acqubona e Zuel .
Fonte : La guerra in Ampezzo e Cadore- Antonio Berti -Mursia